I dati antropologici rilevati sia nel lavoro sul campo, sia nel corso delle successive indagini di laboratorio, nonostante le difficoltà di interpretazione, forniscono informazioni significative per la ricostruzione della struttura sociale di Roma antica. In particolare, il panorama che si riesce a delineare, anche in base alle evidenze archeologiche, sembra ben diverso da quello descritto da Paul Veyne1 per la classe dei notabili cittadini, dediti all’ozio e per i quali questo era considerato un vero merito. Considerando la donna come forza lavoro, viene di seguito descritto quanto evidenziato in quattro contesti funerari, situati in diverse zone del Suburbio, che si caratterizzano per la consistente entità numerica e per l’elevata frequenza di individui di sesso femminile. Per tutti questi siti, i dati in nostro possesso ci consentono di ipotizzare una fruizione con caratteristiche peculiari da parte delle comunità di riferimento. Il campione, che è stato possibile sottoporre anche ad approfondite indagini di laboratorio, è costituito complessivamente da 1041 individui. Della necropoli di Osteria del Curato, ubicata lungo la Via Tuscolana, nelle immediate vicinanze della monumentale Villa dei Settebassi, sono stati elaborati i dati relativi a 183 inumati. Altri 553 individui provengono dalla necropoli Collatina, sita nel Suburbio orientale, tra Via della Serenissima e Via Basiliano, a circa 3,5 Km dalle Mura Aureliane ed in prossimità dell’antico tracciato della Via Collatina. 195 individui sono relativi all’ambito funerario indagato nel quartiere di Casal Bertone, tra le vie Tiburtina a Nord e Prenestina a Sud, in prossimità di un esteso complesso produttivo pertinente ad una fuIllonica. Infine, 110 individui sono stati recuperati nella necropoli di Via Padre Semeria, una traversa di Via Cristoforo Colombo, nelle immediate vicinanze del tratto meridionale delle Mura Aureliane. Nell’ambito dell’analisi paleodemografica2, per quanto concerne gli adulti, la fascia d’età con la mortalità più elevata è quella che va dai 20 ai 40 anni, eccezion fatta per Casal Bertone dove, se gli individui riescono a sopravvivere fino all’età adulta, hanno un’aspettativa di vita maggiore di quella riscontrata negli altri campioni. Per quanto riguarda la determinazione del sesso, a Collatina e ad Osteria del Curato i due sessi sono equamente rappresentati, mentre a Casal Bertone e a Padre Semeria si evidenzia una preponderanza dei maschi rispetto alle femmine. La distribuzione dell’età alla morte a sessi distinti mostra il picco di mortalità maschile dopo i quarant’anni (32%), mentre quello femminile si colloca nell’intervallo compreso tra i 13 ed i 29 anni (49%). La prevalenza della mortalità delle donne nella fascia d’età maggiormente fertile potrebbe essere messa in relazione alle gravidanze ed ai parti: dare alla luce un bambino nell’antichità poteva infatti dire correre rischi mortali, a causa di lacerazioni e lesioni irreparabili che si verificavano in un utero troppo spesso ancora infantile. Al fine di rilevare e quantificare la partecipazione della donna a pesanti attività lavorative, si è proceduto all’osservazione dei processi degenerativi ascrivibili a stress ergonomici3. Il coinvolgimento dell’apparato muscolo-scheletrico in lavori gravosi produce alterazioni, in punti specifici dell’osso, visibili come: rugosità, eburneazioni, porosità, creste o spicole ossee4 (Fig.1 e 2). Si è inoltre registrata la presenza di: fratture (Fig. 3) e traumi, intesi anche come modificazioni a carico delle articolazioni (artropatie) e delle inserzioni muscolo-tendinee (entesopatie). Il rilevamento di queste variazioni morfologiche ha consentito di individuare i distretti corporei maggiormente colpiti dallo stress funzionale, chiarendo se vi fosse una prevalenza dell’uso degli arti superiori rispetto agli inferiori, o anche una preponderanza nell’impiego di certi gruppi muscolari collegati a movimenti specifici5. Per quanto concerne la colonna vertebrale, si è verificata la presenza di: fratture, fusioni ed ernie di Schmörl (Fig. 4) (depressioni dei corpi vertebrali causate dalla degenerazione dei dischi e riconducibili a stress da carico6). Si è potuto rilevare che gli uomini svolgevano generalmente mansioni più pesanti di quelle delle donne ed erano sottoposti ad un carico di lavoro maggiore. La discrepanza nell’incidenza di traumi nelle popolazioni di Casal Bertone e Padre Semeria, rispetto a quelle di Collatina ed Osteria del Curato, più omogenee fra loro, sembrerebbe collegata alla relazione ipotizzata tra questi sepolcreti ed i siti produttivi messi in luce nelle aree ad essi adiacenti. Le elevate frequenze di entesopatie suggeriscono infatti un modello di vita decisamente più faticoso per le popolazioni di riferimento, anche se non necessariamente più pericoloso: l’incidenza delle fratture, infatti, deve essere valutata tenendo conto anche della componente accidentale. Dopo aver rilevato gli indicatori di stress biomeccanici sulla totalità del campione, si è proceduto ad un’analisi selettiva, confrontando i dati relativi alle sole donne. Nei campioni di Osteria del Curato e Collatina si osservano frequenze elevate di alterazioni a livello del rachide, associabili al sollevamento ripetuto di pesi, accompagnati alla flessione e torsione laterale del tronco: da ciò si può desumere che forse anche le donne svolgevano un’attività legata al trasporto di carichi pesanti. Nei due sepolcreti sono inoltre assenti tracce di attività muscolari importanti a carico degli arti superiori, generalmente coinvolti in attività lavorative specializzate. Al contrario, nelle donne di Casal Bertone e Padre Semeria si è riscontrata una più elevata presenza di alterazioni sugli arti superiori ed inferiori. In particolare, il sepolcreto di Casal Bertone è situato a ridosso di un’enorme installazione a carattere produttivo, interpretata come fullonica7. I dati archeologici, in associazione alla registrazione sistematica degli stress biomeccanici riscontrati su tutto il campione, ci hanno permesso di ricostruire l’attività lavorativa svolta dalla popolazione di riferimento e conseguentemente di ipotizzare che del sepolcreto usufruissero gli stessi lavoratori della fullonica. Significative le evidenze relative agli scheletri femminili e infantili, che ci attestano l’integrazione delle donne e dei bambini nella compagine produttiva della comunità. Più difficile è l’interpretazione dei dati antropologici relativi alla popolazione di Padre Semeria, per la quale non è stata possibile una contestualizzazione così dettagliata. Gli stress ergonomici rilevati sul campione femminile, in associazione alla presenza nelle immediate vicinanze dei resti di una villa rustica e di cisterne, hanno permesso di ipotizzare una partecipazione cospicua delle donne a lavori di tipo agricolo.Nonostante la ricostruzione delle attività occupazionali dai resti scheletrici sia alquanto complessa e le impronte muscolari sull’osso siano relazionabili ad un variegato mosaico di azioni, si è ugualmente tentato di ricostruire l’attività lavorativa svolta.Gli indicatori di stress muscolari rilevati a Casal Bertone sono coerenti con le rappresentazioni iconografiche di Pompei, relative alle mansioni svolte dalle donne in una fullonica. Ad esempio, la ripetuta stenditura dei tessuti o delle pelli è compatibile con l’alta frequenza, rilevata nel campione femminile, di movimenti di: abduzione, estensione e rotazione a livello degli arti superiori. Negli arti inferiori, la preponderanza dei movimenti di flessione ed estensione, può essere invece ricondotta ad altre fasi della lavorazione, come ad esempio la pigiatura all’interno dei catini.

A Padre Semeria invece, prevalgono i movimenti di abduzione e rotazione degli arti superiori e di flessione ed estensione degli arti inferiori. Gli stress biomeccanici rilevati potrebbero quindi concordare con un contesto lavorativo di tipo agricolo.

 

BIBLIOGRAFIA

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